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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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Vita e opere di Giovanni Duns Scoto

 

Cenni biografici

Giovanni Duns nacque nella cittadina scozzese di Duns intorno al 1265, quasi quarant’anni dopo la morte di san Francesco d’Assisi. Nel 1280 fu ricevuto nell’Ordine dei frati minori dallo zio, padre Elia Duns, allora  vicario generale della giovane vicaria di Scozia.

Nell’Ordine francescano perfezionò il suo carattere e arricchì la sua cultura, distinguendosi per la intelligenza vivave e per l’acutezza di mente. Il francescanesimo esercitava su di lui un’attrattiva profonda con il fascino del suo Fondatore e con la nobiltà della Regola.

 Ordinato sacerdote il 17 aprile 1291, fu inviato a completare gli studi a Parigi. Conseguiti i primi gradi accademici, iniziò in Parigi stessa l’insegnamento, che poi espletò nei centri universitari di Cambridge, Oxford e Colonia.

Francesco nella Regola prescrive ai frati di essere soggetti incondizionatamente al Vicario di Cristo e alla Chiesa cattolica. Fedele a tale comando, si rifiutò di sottoscrivere un appello promosso da Filippo il Bello, re di Francia, da far pervenire al concilio contro il Papa Bonifacio VIII. Come conseguenza Giovanni Duns fu costretto a sospendere l’insegnamento a Parigi, e ad abbandonare l’università dove come commentatore delle Sentenze di Pietro Lombardo, si era circondato di stima e di affetto.

L’esilio durò appena un anno, dopodiché Giovanni Duns poté far ritorno a Parigi e conseguirvi il dottorato.

Abbiamo una significativa testimonianza a riguardo del giovane Duns, in una lettera del supremo moderatore dell’Ordine, il quale si dice pienamente edotto “sia per lunga esperienza, sia per la fama che s’era sparsa ovunque, della vita lodevole, della scienza eccellente e dell’ingegno sottilissimo del candidato”

La morte colse Giovanni Duns Scoto in Colonia, l’8 novembre 1308, mentre attendeva all’insegnamento. Aveva da poco superato i  quarant’anni, probabilmente ne aveva 43, l’età della maturità intellettuale e dell’azione.

La morte precoce, se da un lato non ha consentito a Giovanni Duns di esprimere il meglio della sua personalità, non ha tuttavia potuto impedire che il suo genio, già affermatosi, valicasse i secoli.  

Opere principali

Nonostante la breve vita, la sua produzione letteraria, sia per qualità che per quantità, non è inferiore a quella dei grandi autori della Scolastica. Seguendo il criterio di catalogazione della Commissione Scotista – l’organismo che da decenni  attende all’edizione  critica delle opere del grande Maestro francescano – sono riconosciute come autentiche le seguenti opere:

a) Commentari ai IV Libri delle Sentenze, e cioè l’Ordinatio o Opus Oxoniense, la Lectura e varie Reportationes, conservate in diverse redazioni, di cui alcune di grande valore, finora inedite;

b) Commentarii agli scritti di Aristotele, comprendenti: Methaphysica, De animaDe praedicamentisPerihermenias, Liber Elenchorum, e un commento Super Porphirium;

c)  Varie Disputationes, tra le quali degne di menzione sono: De Quodlibet e Collationes tenute a Oxford e a Parigi;

d)  Tractatus de primo principio e i Theoremata.

Una dozzina di altre opere, recensite come di Scoto, nell’edizione Wadding-Vivès, non sono autentiche. Così hanno accertato, dopo diligenti investigazioni e analisi comparative gli studiosi moderni.

Delle opere autentiche, quella che gode di maggior credito e prestigio, in quanto considerata il capolavoro di Scoto – è l’Ordinatio o Opus Oxoniense, ove il Dottore francescano, commentando le sentenze di Pietro Lombardo, analogamente a quanto facevano i Dottori della Scolastica, investiga sui grandi temi della fede. Il metodo seguito dallo Scoto è quello in uso, in quel tempo, nella scuola di Oxford, fondato sulla dimostrazione matematica. Nella ricerca appassionata della verità, lo Scoto esamina attentamente la varietà delle opinioni, che sottopone ad una critica serrata, non per distruggere, ma per edificare e costruire. Costruì infatti una elaborazione dottrinale così ricca di contenuto e di visioni originali da essere considerato uno dei geni non solo della Scolastica, ma della filosofia e della teologia cristiana.

Come il suo metodo di ricerca è sorretto da un severo procedimento scientifico, così la sua esposizione dottrinale si allinea alle grandi correnti di pensiero che hanno dominato e domimano la cultura occidentale. Fedele al messaggio cristiano e sensibile al progresso della filosofia e della teologia, Scoto si muove nell’ambito della tradizione scolastica medievale, come un pioniere e un alfiere della vera ortodossia. È stato autorevolmente osservato che il Dottore mariano ha espresso in forma sistematica, lo spirito e l’ideale di san Francesco, la sua pietà verso il Crocifisso, il suo tenero amore verso l’Eucarestia, la sua ardente devozione verso la Vergine Immacolata e la sua incondizionata fedeltà al Vicario di Cristo.

Per queste caratteristiche e per il corredo di virtù di cui fu adorno in grado eroico, dai contemporanei e dai posteri fu acclamato beato. La sua santità si diffuse rapidamente nella cristianità di allora insieme con la sua dottrina.  

Frate minore esemplare, si modellò sull’esemplare divino, Cristo, che amò intensamente e servì nella scienza e nell’apostolato, secondo la metodologia inaugurata da san Francesco e consolidata da san Bonaventura e da altri dottori e santi della scuola francescana.

Dopo sette secoli, Giovanni Duns Scoto è presente e attuale: presente con il suo spirito ardente e apostolico, con la sua santità eroica; attuale con il suo genio filosofico e teologico nel patrimonio culturale della Chiesa, ove alcune sue tesi sono state recepite e inalberate a vessillo di fede.

(Cfr. Fr. Igino Concetti, Giovanni Duns Scoto, Vita ed opere, in Quaderni di spiritualità francescana n. 12)

Giuseppe Maria 6

Dio non forza nessuno ad amarlo. Egli mi ama, e basta. Mi ama persino se non credo in Lui. Mi cerca quando io non lo cerco. Mi parla quando io non lo ascolto. Mi cura quando io non voglio essere curato. In una parola: mi ama di amore infinito.
(Padre Giuseppe Maria, 25 febbraio 1972)