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È il Signore!
(Giovanni 21,7)

Briciole di luce 04/2024

                                                            È il Signore! 
                                                                                   (cfr. Giovanni 21,1-14)

È il Signore!
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Quando Gesù si era presentato ai discepoli, nascosti a porte chiuse per la paura, aveva donato loro lo Spirito inviandoli a manifestare l’amore di Dio per l’umanità.

Egli  chiede ai discepoli di essere il prolungamento dell’amore fedele di Dio per tutti gli uomini (cfr. Gv. 20,22-23). Ma i discepoli hanno paura. Se ne tornano in Galilea alle loro occupazioni. Simon Pietro dice: “Io vado a pescare”. E gli altri: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

Tuttavia Gesù non li abbandona. All’alba si presenta ai discepoli sulla riva accanto a un fuoco di brace, con parole cariche d’affetto: “Figlioli, non avete nulla da mangiare? No, rispondono. Allora dice loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Il discepolo che Gesù amava lo riconosce ed esclama: “E il Signore!”. Secondo il noto biblista Fernando Armellini si può ritenere comunemente che "il discepolo che Gesù amava" sia ciascuno di noi, discepoli di Gesù. Ogni volta che troviamo questa espressione nei Vangeli possiamo mettere il nostro nome.

Pietro, appena udì che era il Signore si cinse la veste attorno ai fianchi perché era nudo, e si gettò in mare. Ci saremmo aspettati il contrario, che si togliesse la veste per nuotare. Ma l’evangelista, dicendo che si cinge la veste, richiama a quando Gesù nell’ultima cena si cinse i fianchi con il grembiule, l’asciugatoio per lavare i piedi ai discepoli, ma Pietro rifiutò. Allora qui Pietro comincia a capire. Lui è nudo perché gli manca il distintivo dell’amore, il distintivo del servizio, cioè il grembiule. E qui comincia la conversione di Pietro che seguirà in tutto il brano.

(liberamente tratto da un commento di Alberto Maggi).


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Giuseppe Maria 6

Dio non forza nessuno ad amarlo. Egli mi ama, e basta. Mi ama persino se non credo in Lui. Mi cerca quando io non lo cerco. Mi parla quando io non lo ascolto. Mi cura quando io non voglio essere curato. In una parola: mi ama di amore infinito.
(Padre Giuseppe Maria, 25 febbraio 1972)