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È il Signore!
(Giovanni 21,7)

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Lettura divina (Lectio divina)


Guigo II, nono priore dell’Ordine certosino, scrive, la famosa Scala claustralium,testo che è l’unica trattazione patristica sistematica che ci sia pervenuta sulla lectio divina, e che resta oggi un testo fondamentale. 
Nel medioevo tutti i monaci usavano relazionarsi costantemente col testo delle Scritture; ciò nasceva dalla consapevolezza che la Parola del Signore fosse veramente il centro di tutta l’esistenza cristiana e, di conseguenza, la Bibbia era il testo fondamentale su cui basare ogni discorso e ogni esperienza spirituale
Questa solitudine e questo silenzio diventano, attraverso la relazione continua con la Parola, il contesto privilegiato dell’incontro e del dialogo col Signore, e la cella per il monaco è “la terra santa e il luogo dove il Signore e il suo servo conversano spesso insieme, come un amico col suo amico. In essa frequentemente l’anima fedele viene unita al Verbo di Dio, la sposa è congiunta allo Sposo, le cose celesti alle terrene, le divine alle umane.” Queste parole, che sono ancora oggi presenti negli Statuti Certosini (4.1) e che caratterizzano costantemente la spiritualità del monaco che vive in Certosa, rimandano necessariamente al cuore stesso di una solitudine e di un silenzio in cerca del Verbo di Dio: l’amorosa, attenta, povera, ma anche ricchissima lettura della Parola.
È per gratitudine nei confronti dei nostri padri e di questa nostra tradizione, che ho pensato di suddividere proprio secondo i quattro “gradini” di cui parla il testo di Guigo (lectio, meditatio, oratio, contemplatio), queste poche tracce di esperienze personali relative alla lectio, che naturalmente non vogliono (e non potrebbero) esaurire la molteplicità e la ricchezza di questo cammino, così come viene vissuto da ciascuno nel segreto e nel nascondimento.
Chi ha fatto esperienza della lectio assidua e fedele nella solitudine della cella, conosce anche come le varie tappe s’intersecano e si sovrappongono in modo imprevedibile, e ciò avviene proprio perché, essendo lalectio divina soprattutto un continuo dialogo col Signore, non può essere gestita o programmata a priori, ma il suo stesso sviluppo sarà anche frutto dell’ascolto e dell’attenzione.