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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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I cinque gradi del cammino della preghiera 

                                              La preghiera è un cammino

Padre Andrea Gasparino, nel libro “La preghiera e l’amore ottengono l’impossibile”  espone questo cammino in cinque tappe:

1. La preghiera deforme, la «non-preghiera», il chiacchierare a macchinetta senza prestare attenzione a ciò che si dice.

 2. Il monologo. Non è ancora preghiera perché l’Altro ne è assente: siamo attenti a noi, alle nostre parole, non ancora a Lui.

 3. Il dialogo. Il Signore è qui e mi chiama (cfr Gv 11,28): mi ascolta, mi vede, mi ama. Prendere atto della sua presenza è già l’inizio della preghiera. Qui occorrono esercizio e metodo, perché la mente tende sempre a vagare: “È necessario andare oltre la concezione della preghiera come dialogo”.

 4. Si approfondisce il senso di presenza: è il tempo dell’ascolto.  «Prima di entrare in contatto con Dio bisogna capovolgere la nostra situazione di comodo, metterci in povertà assoluta davanti a lui. Dio parla: nella nostra mente, nella nostra volontà, nelle nostre emozioni, nella nostra immaginazione e nella nostra memoria.

 5. Si giunge a vivere l’amore. «Quando la preghiera diventa semplicità assoluta è perché si cambia in amore. Qui la preghiera si fa vita, diventa un abbandonarsi assoluto alla volontà di Dio. La preghiera diventa azione, donazione, offerta… le parole non servono più perché impacciano, ritardano, complicano. Basta guardare a lui e con un semplice sguardo si coglie tutto, si fa tutto, si dà tutto.  È la vetta».


La proposta di padre Andrea Gasparino

(Le cinque tappe del cammino della preghiera proposte da padre Andrea Gasparino).

Il cammino di maturazione della preghiera non è arbitrario perché la grazia stessa non è arbitraria. Per vivere questo cammino è necessaria l’applicazione, la fedeltà e la coscienza della destinazione. La finalità della preghiera è vivere l’amore e diventare Amore. Questo amore non è semplicemente un sentimento, uno stato, un gesto, un atto, è Dio stesso, è la vita stessa di Dio. Padre Andrea Gasparino, nel libro La preghiera e l’amore ottengono l’impossibile suddivide questo cammino in cinque gradi che esploriamo brevemente qui.

Innanzitutto bisogna armarsi di tanta (santa) pazienza, sapendo che le cose grandi e le imprese importanti non avvengono dal giorno alla notte. È simile all’apprendistato della scrittura per un bambino. Inizialmente, già saper prendere bene la penna tra le dita è un traguardo. Piano piano si apprendono a fare i primi segni e gradualmente si impara a scrivere.

La prima tappa della preghiera consiste nel correggere il tiro della preghiera, eliminando la preghiera deforme, la «non-preghiera». È la preghiera che consiste nel chiacchierare a macchinetta senza prestare attenzione a ciò che si dice. È il verbalismo che ci illude che stiamo pregando, ma in realtà abbiamo solo passato un tempo distratto a dire a Dio parole che neanche noi abbiamo ascoltato. A questo grado, padre Gasparino invita a dedicare una particolare attenzione e serietà

La seconda tappa è il monologo. È la fase in cui si inizia a prendere tener conto che si sta parlando con Dio, per cui si fa più attenzione alle parole. Capita però in questa fase ciò che succede ai bambini piccoli: concentrandosi sulle parole che leggono, perdono di vista il senso del testo che hanno letto. Ecco, in questa fase, la preghiera raccoglie la nostra attenzione, ma non è ancora preghiera perché l’Altro ne è assente. Siamo attenti a noi, alle nostre parole, non ancora a Lui.

La terza tappa è l’approfondo, l’ingresso nella vita di preghiera. È la tappa del dialogo. Si passa dalla concentrazione esclusiva sulle mie parole, sui miei pensieri e mi accorgo che la preghiera è un dialogo. Dio è vivo. Il Signore è qui e mi aspetta, mi ascolta, mi vede, mi ama. Prendere atto della sua presenza è già l’inizio della preghiera. Nella fase precedente (molto migliore della non-preghiera distratta) il centro ero io. Adesso mi rendo conto che Lui è lì, sono alla sua presenza. «I nostri problemi ora possono essere influenzati da Dio». Questa tappa esige esercizio e metodo. La mente cercherà sempre di vagare, di spaziare. Devo essere cosciente che prego quando sto con Dio.

La quarta tappa approfondisce il senso di presenza. È la fase in cui imparo che la preghiera non è solo lo spazio per caricare Dio con le mie domande e richieste, ma è lo spazio dell’ascolto. Anzi, è la fase in cui scopro che nella preghiera è più importante il mio ascolto del Signore che il suo ascolto di me. Gasparino spiega che non solo «si può» ma che «è necessario» andare oltre la concezione della preghiera come dialogo. Mettersi in ascolto del Signore non è giocare a indovinelli, ma è discernere la sua volontà e la sua visione riguardo alle situazioni della nostra vita. È fare verità. Per questo motivo bisogno partire da una verifica della nostra vita. È un bando ai compromessi che ci fanno solo vivacchiare invece di vivere. «Prima di entrare in contatto con Dio bisogna capovolgere la nostra situazione di comodo, metterci in povertà assoluta davanti a lui. Quando siamo diventati schiettezza, allora Dio può veramente irrompere e parlare. E Dio parla. Gasparino – che tratta questo tema in altre opere – ne parla anche qui. Dio ci parla nella nostra mente, nella nostra volontà, nelle nostre emozioni, nella nostra immaginazione e nella nostra memoria.

La quinta tappa è la vetta e il traguardo della preghiera. È giungere a vivere l’amore. «Quando la preghiera diventa semplicità assoluta è perché si cambia in amore. Qui la preghiera si fa vita, diventa un abbandonarsi assoluto alla volontà di Dio. La preghiera diventa azione, donazione, offerta... le parole non servono più perché impacciano, ritardano, complicano. Basta guardare a lui e con un semplice sguardo si coglie tutto, si fa tutto, si dà tutto. È la vetta».

Il libro di Gasparino fa trasparire che dietro all’insegnamento della preghiera non c’è un teorico che raccoglie elementi sulla preghiera e li offre ai suoi lettori, ma c’è un cristiano che prega, un cristiano che crede che la preghiera, la vita in Dio, sia il cuore della fede, il cuore della vita dell’uomo.

(tratto da: Robert Cheaib, www.theologhia.com).