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Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»
Matteo 11, 28-30.
 

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2. Un viaggio, un cammino
Tutti quelli che hanno fatto un’esperienza spirituale seria, profonda e durevole, e perciò tutti i maestri di spiritualità, descrivono la vita interiore come un itinerario, un viaggio, un cammino, un pellegrinaggio. Questa simbolica ben si adatta alla vita interiore e spirituale, perché in essa ci sono degli inizi, ci sono degli esodi, c’è un lasciare certe situazioni vissute e conosciute per andare verso nuove mete, verso nuove esperienze. Si è parlato a volte di un tendere verso l’alto, di una scala da salire; altre volte, invero più raramente, di discesa oppure di traversata di deserti in cui si incontrano diverse difficoltà, che scoraggiano o invitano a tornare indietro. Ha detto Eraclito con lapidaria intelligenza: «La scala che scende e che sale è sempre la stessa».
L’uomo sente dentro di sé, nel proprio cuore un invito, una voce segreta che lo chiama a lasciare, ad abbandonare ciò che sta vivendo, per intraprendere un cammino: c’è una nuova strada da percorrere! «Lekh lekha! Va’ verso te stesso!» (Gen 12,1), è la voce sentita da Abramo quando ha intrapreso il suo viaggio di credente: il viaggio geografico che lo avrebbe portato da Ur dei Caldei fino alla terra promessa si è compiuto innanzitutto nella sua vita interiore, tramite una discesa nelle profondità del suo cuore. In questo senso è significativo che i padri orientali, in particolare Gregorio di Nissa, leggano il cammino della vita interiore, simboleggiato nell’esperienza di Abramo, come un’ékstasis, un’uscita da sé.
Ma nessuna illusione: il viaggio, il cammino non è mai assicurato né si presenta come un avanzare diretto verso la meta, non è «un’inarrestabile ascesa» (Sal 49,19); anzi, è un cammino in cui si vivono molte contraddizioni, in cui sono possibili degli avanzamenti insperati ma anche delle regressioni impensabili, come appare anche nell’esperienza della vita psicologica e affettiva… È un cammino umano, segnato dai punti di forza e dalle debolezze che contraddistinguono ogni uomo, chiamato alla libertà ma tentato di restare schiavo degli idoli falsi che in radice sono sempre – non lo si dimentichi – «un errore antropologico»
(Adolphe Gesché), una contraddizione al cammino di umanizzazione che è compito di ciascuno di noi. Viaggio dunque per rientrare in sé, per andare al cuore delle cose e comprenderle dal di dentro.